L’energia creativa di Gianluca Capannolo si manifesta già da giovanissimo con la pittura, ma nella creazione di “microarchitetture” che vestono e non coprono, l’artista raggiunge l’apice della sua notorietà.
In seguito agli studi all’Accademia internazionale d’alta moda e d’arte del costume Koefia a Roma, dove respirava lo spirito sartoriale neocouture (Roberto Capucci e i suoi abiti scultura, Paco Rabanne), a Milano diventa direttore creativo prima di Lancetti e poi di Krizia.
Dopo anni di esperienza e lavoro per marchi importanti, passa all’autoproduzione e autodistribuzione così da poter mantenere la libertà di sperimentazione nei materiali e nelle forme.
Il nesso con la pittura è per lui strettissimo: si parla sempre di materia e colore in movimento, da queste componenti e dalle forme geometriche semplici (triangoli, trapezi, rombi) nascono i suoi abiti. Piegando i tessuti, ricercando materiali pregiati, accosta texture naturali ad altre tecnologiche e destruttura.
Il legame con la pittura e la pittura stessa non è stato abbandonato: alla fine di ogni collezione e prima di una nuova concezione immerge le mani, le stesse che sfiorano lo chiffon, in cemento, terre, stucco, colore e silicone, materiali dell’edilizia che lo riportano alla sua dimensione.
Una curiosità: Capannolo, designer abruzzese, ha vestito Luciana Litizzetto nella seconda serata del Sanremo 2013: abiti a casacca, con colli gioiello e finti strascichi; l’abito più bello quello del terzo cambio: un abito nero lungo con scollatura profonda e cinta in metallo. Si gioca con la moda, si sperimenta, per una volta non sul corpo perfetto di una modella, dove ogni cosa sembra magnifica ma su una donna “normale”.