Londra e l’architettura contemporanea
Da sempre la città delle avanguardie, Londra non delude mai gli architetti, che qui trovano spunti creativi di ogni sorta, dalle ottocentesche Terrace di John Nash agli edifici degli architetti contemporanei. Iniziamo il nostro tour dall’edificio forse più conosciuto dell’architetto inglese Norman Foster, il grattacielo per la Swiss Re: l’edificio, situato in 30 St Mary Axe nel cuore della City londinese, in un’area occupata in precedenza da un edificio storico, con i suoi 41 piani e 180 metri di altezza è il primo grattacielo realizzato all’interno di questa zona, andando così a modificare lo skyline della città sia per l’altezza dell’edificio che per la sua forma ovoidale, da cui deriva il soprannome “the gherkin”, il cetriolo. L’edificio si caratterizza per la sua pianta circolare, il cui diametro si ampia verso la metà dell’edificio per poi rastremarsi verso la sommità; questa particolare tipologia risponde alle specifiche richieste dell’area, permettendo di ridurre la superficie riflettente, migliorare la trasparenza e aumentare la quantità di luce naturale all’interno dell’edificio. L’edificio promuove anche l’integrazione della vita urbana con la costruzione di nuovi negozi, bar e spazi ristorativi. Gli angoli del lotto sono aperti al pubblico e comprendono una piazza con panchine di cemento e altri elementi di arredo urbano mentre un piccolo torrente, attraversato da passerelle, circonda l’edificio. Particolarmente importante anche lo studio della mobilità sostenibile: si è deciso di realizzare un unico parcheggio per limitare l’uso delle auto, mentre sono presenti tre parcheggi per biciclette.
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Con un impatto ed un linguaggio stilistico agli antipodi rispetto al precedente, nella zona di Bankside di Londra troviamo la Tate Modern: edificio postindustriale, disegnato da Giles Gilbert Scott e costruito a partire dal 1947 per ospitare una centrale elettrica, chiusa nel 1981 lasciando questo grosso immobile senza una precisa destinazione, nel 1995 gli architetti Herzog e de Meuron si aggiudicarono l’incarico di realizzare una nuova struttura che ospitasse un polo museale. Il loro progetto non mirava allo smantellamento totale del precedente impianto edilizio ma al suo adattamento alle nuove funzioni culturali cui era chiamato a rispondere. Le permanenze storico architettoniche dell’edificio sono diventate parte integrante della struttura e programmazione espositiva del museo, come ad esempio la Turbine Hall, grande salone dove un tempo era collocato il generatore elettrico della centrale e che ora serve al museo da locale per eventi speciali ed esibizioni.
Per finire, l’edificio di più recente inaugurazione è la London Bridge Tower di Renzo Piano, detto anche “The Shard“, la scheggia di cristallo lanciata contro il cielo.La sua sagoma svettante sorprendentemente leggera non impatta con prepotenza nello skyline di Londra ma si delinea come punto di riferimento dell’area di Southwark a sud del Tamigi, di cui l’amministrazione della città ha pianificato il rilancio. La sua forma è anche pensata per poter accogliere nel migliore dei modi un mix funzionale: uffici di grandi dimensioni fino al 28esimo piano, un hotel a cinque stelle nella zona intermedia e appartamenti a partire dal 63esimo piano. Gli ultimi quattro livelli, dal 68 al 72esimo piano sono aperti al pubblico e ospitano una galleria panoramica da cui ammirare la città a 360 gradi.
L’accesso al pubblico è stato considerato imprescindibile per un edificio così emblematico e l’uso misto di destinazioni e funzioni lo rende disponibile ai cittadini nell’arco dell’intera giornata.
L’appellativo “the shard” si deve agli otto frammenti di vetro che definiscono la forma piramidale dell’edificio, otto lati asimmetrici che non si incrociano e ricevono i raggi del sole in tempi e inclinazioni diverse, costruiti attorno ad un parallelepipedo centrale in cemento armato e metallo che contiene la struttura portante e gli ascensori. Per vedere questa città serve del tempo ma possiamo partire anche da una esplorazione di una settimana, magari in occasione del ponte del 2 Giugno.
Questi sono solo alcuni spunti, ma la Londra delle architetture contemporanee è molto altro dal Millennium Bridge, alla sede della London Autority, al nuovo allestimento per il British Museum e molto altro ancora; nella città delle avanguardie, c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire.
Gli impianti “sostenibili” delle Olimpiadi di Londra 2012
Sono numerosi gli esempi di sostenibilità negli impianti realizzati per l’Olimpiade di Londra.
Basket Arena (Parco Olimpico)
La Basket Arena, che si trova all’interno dell’Olympic Park, è senza dubbio l’esempio più significativo. È stata progettata da un consorzio di importanti imprese e studi di architettura come Sinclair Knight Merz, Wilkinson Eyre Architects e KSS, impegnate da tempo anche su progetti di design innovativi e rispettosi dell’ambiente. La sua costruzione ha impiegato due anni e dal 2011 è già pronta. Lo stadio consiste in una struttura d’acciaio temporanea che al termine dei Giochi verrà facilmente smontata e riutilizzata in altri luoghi dove le strutture sportive sono carenti.
Aquatics Center (Parco Olimpico) di Londra
L’Aquatics Center di Londra, dove si terranno tutte le gare degli sport che si disputano in piscina,è l’impianto che ha suscitato più perplessità, in particolare per la grande quantità di acciaio della copertura e per una riconversione ad uso civico, dopo i Giochi, non così scontata. Il progetto è dell’architetto iracheno Zaha Hadid e comprende due piscine da cinquanta metri ed una da venticinque dedicata ai tuffi. Le piscine sono comunque dotate di impianto di riciclo dell’acqua. Da modello green anche per altre città, come Milano con il suo Bosco Verticale.
Bmx Circuit (Parco Olimpico)
Anche il Bmx Circuit non resterà un’inutile eredità delle Olimpiadi. Si trova nel distretto di Leyton ed è già pronto da marzo 2011. La pista per le gare di bici Bmx è all’ aperto e misura 470 metri. Finite le gare sarà ridisegnata per la comunità, con un nuovo tracciato per mountain-bike e un circuito ciclistico ad uso Velopark per ciclisti di ogni livello.
Handball Arena (Parco Olimpico)
La Handball Arena, lo stadio coperto per le gare di pallamano a Londra, è stato progettato da Make Architects con Arup & Partners. Le sue linee architettoniche sono semplici e pulite, una sorta di scatola semplice ma flessibile e pronta a riconvertirsi per accogliere manifestazioni sportive locali o musicali. Inoltre la fascia del basamento è interamente vetrata per consentire il più possibile un’illuminazione e una ventilazione naturali.
London Velodrome (Parco Olimpico)
Il London Velodrome è sorto nel distretto di Leyton e sostituisce il vecchio Eastway Cycle Circuit. Il progetto è firmato dallo studio Hopkins Architects che ha previsto per la copertura un peso molto ridotto e quindi una leggerissima struttura in acciaio a sostegno. Il rivestimento delle superfici esterne è in legno di cedro rosso canadese, con strategici lucernari e vetrate posizionati per ridurre la necessità di illuminazione e ventilazione artificiali. Il Velodromo è anche dotato di sistemi di risparmio idrico e di raccolta delle acque piovane.
Il primo completato fra i nuovi edifici che ospiteranno le Olimpiadi di Londra 2012, il Velodromo è anche indubbiamente il più sostenibile fra questi.
Un progetto nel quale forma architettonica, struttura e funzione costituiscono più che mai un insieme compatto.
Una costruzione energeticamente efficiente, che sarà capace di rimanere a disposizione della collettività anche una volta spenti i riflettori sulle Olimpiadi.
La struttura, progettata da Hopkins & Partners (con Expedition Engineering per la parte strutturale) si trova nella zona nord del Parco Olimpico, e costituisce il cuore del Velopark, una grande area verde progettata in collaborazione col gruppo Grant Associates, che ospiterà le gare su due ruote all’aperto: più di 6,5 chilometri di circuito fuoristrada per mountain bike e una pista per BMX.
Terminati i Giochi questo spazio è già praticamente pronto per essere riutilizzato dai comuni cittadini (l’unica significativa modifica prevista sarà la spianatura della pista per BMX, in modo da evitare pericoli per l’incolumità dei ciclisti amatori) come luogo in cui celebrare la bellezza e la gioia del fare ciclismo, e dunque non sono previste ingenti spese per l’adattamento a nuove funzioni, a differenza del centro acquatico.
L’edificio è concepito come un organismo in cui ciascun elemento, dal tetto alle fondazioni, è strettamente integrato agli altri. L’involucro sembra avvolgere letteralmente il tracciato di gara interno, evocandone con eleganza il dinamismo. La pista si sviluppa per 250 metri a partire da un basamento in cemento armato dal quale si dipartono, a raggiera, 48 piloni bidimensionali che definiscono la zona di ingresso e deambulazione, sopraelevata; dai piloni parte una struttura metallica alla quale sono ancorate sia le tribune (fino a 6000 posti) che la grande tensostruttura in acciaio a rete di funi che costituisce la copertura.
La struttura metallica principale è rivestita in doghe di cedro rosso ed è provvista di aperture per favorire la ventilazione naturale.
Il piano di ingresso sopraelevato gira tutto attorno alla pista ed è completamente vetrato; questi due accorgimenti consentono a chi effettua spostamenti durante le gare di continuare a tenere d’occhio la competizione, e allo stesso tempo di avere un contatto visivo anche con il verde esterno. Le vetrate, alte tre metri e a tutta altezza, danno l’impressione che il corpo rosso dell’edificio e la sua copertura vi galleggino sopra.
Un ulteriore accorgimento progettuale consiste nel fatto che il livello intermedio di ingresso divide le tribune in superiore ed inferiore, consentendo l’uso più raccolto del Velodromo (e quindi ridotti sprechi energetici) anche nel corso di future manifestazioni minori.
La copertura, dalla a sella (con una differenza di 12 metri tra il punto più alto e quello più basso), è lunga 130 metri ed è estremamente leggera: una media di 30 kg/mq per la struttura portante, circa un terzo in meno rispetto ad altri tipi confrontabili di strutture. Essa è costituita da coppie di funi in acciaio aventi un diametro di 36 millimetri. Il Velodromo è stato progettato con considerevoli criteri sostenibili, mirando anche in questo caso soprattutto al mantenimento della costruzione e riducendo al massimo la quantità di materiali impiegati, che per un terzo provengono comunque dal riciclo.
Esso è dotato di un sistema di raccolta delle acque piovane e sarà ventilato naturalmente in estate (in caso di caldo eccessivo è previsto l’intervento di un sistema di climatizzazione) e riscaldato artificialmente in inverno; in particolare il riscaldamento radiante a pavimento nella parte centrale garantirà costantemente, al livello della pista, le condizioni climatiche ideali per realizzare performance atletiche di alto livello. La pista sarà illuminata il più possibile naturalmente, grazie alle aperture zenitali nella copertura e alle vetrate che circondano a 360 gradi l’edificio.
Olympic Stadium (Parco Olimpico)
L’Olympic Stadium di Londra, che accoglierà la cerimonia inaugurale e di chiusura e le gare di atletica, luogo come sempre simbolico di ogni Olimpiade, è il terzo stadio più grande della Gran Bretagna. Può ospitare 80.000 persone, ma a Giochi finiti sarà portato ad una capienza di soli 25.000 posti, nella struttura permanente, mentre la parte alta sarà smontata. La scelta è stata quindi quella di evitare di costruire la solita enorme infrastruttura olimpica che nel corso degli anni non sarà più sostenibile economicamente perché difficilmente sfruttabile. La soluzione “riconvertibile” ha comportato così una considerevole diminuzione dell’impatto ambientale, sia in termini di materiali da costruzione che di consumi energetici e di gestione.
L’ inaugurazione ufficiale è avvenuta il 6 maggio 2012.
Lo stadio si trova sopra un ex sito industriale localizzato tra l’Old River Lee (un fiume che si unisce all’Old Ford Lock), la città Mill River, e la vecchia Pudding Mill River, tutti facenti parte del sistema del Bow Back River. Un altro ramo di questo sistema, il St. Thomas’ Creek, che si trova 200 metri a sud, completa un “isola” circondata da acqua.
L’isola dello stadio si trova all’estremità meridionale del Parco Olimpico. Gli attuali corsi d’acqua sono stati modificati in modo da circondare lo stadio, cui si accede attraverso diverse passerelle posizionate intorno al perimetro della costruzione.
La costruzione sarà l’elemento centrale dei Giochi del 2012, infatti, ospiterà le cerimonie di apertura e chiusura e le manifestazioni di atletica leggera. Al termine delle Olimpiadi diventerà la nuova casa del West Ham United.
La naturale pendenza del terreno è stata rispettata e mantenuta nella progettazione. Il nuovo stadio presenterà zone seminterrate a seconda delle linee del terreno.
Per la parte esterna, il progetto prevedeva, un rivestimento in plastica, o forse di tessuto ecologicamente sostenibile, come la canapa con un design di tipo murale. Questa fascia esterna doveva essere alta 20 metri e di lunghezza pari a tutta la circonferenza dello stadio, cioè 900 metri. Questa soluzione è stata poi accantonata preferendo invece una copertura con degli striscioni di 2,5 metri, posizionati in modo irregolare per consentire l’ingresso allo stadio dalla parte inferiore della struttura, tenuti in tensione da diversi cavi.
La copertura dello stadio è stata affidata ad una tensostruttura che coprirà circa i due terzi dei posti a sedere dello stadio. Uno studio condotto dagli organizzatori dei giochi e durato più di sei mesi ha evidenziato che una copertura parziale dello stadio ridurrebbe l’influsso negativo delle correnti d’aria sulle performance degli atleti. Il tetto è stato poi costruito con una membrana di polimeri.
All’interno dello stadio da 80.000 posti a sedere, non ci sono punti vendita alimentari. Questo ha notevolmente ridotto gli spazi riservati alla realizzazione di cucine, ristoranti e le relative protezioni antincendio.
Gli architetti hanno inoltre previsto la localizzazione di queste aree attrezzate fuori dello stadio ispirandosi ai mondiali di calcio di Germania del 2006, dove gli spettatori si riunivano all’esterno dello stadio per mangiare, bere e guardare le partite tramite grandi schermi. Il nuovo Stadio Olimpico è stato promosso ad esempio di “sviluppo sostenibile”, ma alcuni critici hanno messo in discussione la scelta architettonica mettendolo in comparazione con lo Stadio Nazionale di Pechino. Ellis Woodman (critico della Building Design) ha dichiarato: “Il principio di essere smontabile è benvenuto … si dimostra un evidente interesse verso la creazione di una economia di mezzi e, come tale, è l’antitesi dello stadio di Pechino del 2008. Ma se questo è un risultato, non è un buon risultato architettonico. I termini di progettazione di ciò che stiamo vedendo è piuttosto poco emozionante”. Lo stesso argomento è stato ripreso da Tom Dyckhoff, critico architettonico del The Times che ha descritto il progetto come “tragicamente poco emozionante” e ha commentato che “l’architettura del 2008 e le Olimpiadi del 2012, negli anni a venire, saranno considerati dagli storici come un “indicatore di astuzia dell’Oriente e del declino dell’Occidente”.
Arch. Elena Valori & Maria Giulia Petrai