La Mostra, che quest’anno ha per titolo Common Ground, vuol dare rilievo alla “condivisione delle differenze“, come spiega David Chipperfield, in quanto elemento “essenziale all’idea di una cultura architettonica“.
Obiettivo principale di questa XIII Biennale di Architettura è quello di rinnovare il ricco patrimonio di idee differenti riconducibili alla stessa storia.
In occasione della prima conferenza stampa organizzata dalla Facoltà di Architettura di Valle Giulia, Chipperfield ha illustrato l’intero programma definito per questa edizione, a partire dalla Mostra che vede la partecipazione di
- 58 progetti, curati da architetti, fotografi, artisti, critici
- per un totale di 103 nomi, fra cui Francisco Aires Mateus, Peter Eisenman, Norman Foster, Zaha Hadid, Hans Kollhoff, Cino Zucchi, Rem Koolhaas, Alvaro Siza e Peter Zumthor.
- 55 i Paesi invitati, cinque dei quali saranno presenti alla Biennale per la prima volta: si tratta dell’Angola, della Repubblica del Kosovo, del Kuwait, del Perù e della Turchia.
Common Ground formerà un unico percorso espositivo dal Padiglione Centrale ai Giardini all’Arsenale: David Chipperfield presenterà una Mostra con 64 progetti realizzati da architetti, fotografi, artisti, critici e studiosi.
Molti di loro hanno risposto al suo invito presentando proposte originali e installazioni create espressamente per questa Biennale e coinvolgendo nel proprio progetto altri colleghi con i quali condividono un Common Ground. I partecipanti presenti sono in totale 112.
Per la terza edizione consecutiva è riconfermato il progetto Biennale Sessions dedicato a Università, Accademie di Belle Arti, Istituti di ricerca nei campi dell’architettura e delle arti visive, nato con l’obiettivo di assicurare la partecipazione degli studenti.
Finora già 36 istituzioni internazionali hanno aderito al progetto, che prevede anche l’organizzazione di seminari e conferenze.
Due concorsi online saranno banditi in occasione della Biennale di Venezia, COMMON GROUND Fotografia, che premierà la foto migliore, e COMMON GROUND Saggio, che andrà al miglior testo critico sulla Mostra. Luca Zevi, figlio del noto Bruno Zevi, interpreterà il tema dell’architettura italiana in chiave innovativa e sostenibile, affrontando tematiche urbanistiche e strategie di sviluppo. Urbanista, architetto e critico come suo padre, ha lavorato alla riqualificazione di centri storici italiani e al restauro di antichi edifici.
Tra le sue realizzazioni si ricordano il Memoriale ai caduti del bombardamento di San Lorenzo del 1943 ed il Museo Nazionale della Shoah di Roma. Il titolo scelto “Common Ground”, ossia terreno comune, auspica ad una mostra dell’architettura che pone l’attenzione sul terreno fra edifici, agli spazi della città. Gli edifici con i loro significati sono al centro dell’attenzione: gli ambiti politici, sociali e pubblici di cui l’architettura fa parte.
“Il tema è un atto deliberato di resistenza all’immagine dell’architettura diffusa oggi dalla maggior parte dei media fatta di singoli progetti che scaturiscono dalle menti di talenti individuali già pienamente compiuti”.
Chipperdied prosegue dicendo: “Vorrei promuovere il fatto che l’architettura è fortemente legata, intellettualmente e praticamente, alla condivisione di problemi, influenze e intenti”.
Il direttore della Biennale ha inoltre dichiarato: “Voglio che questa Biennale renda omaggio a una cultura architettonica vitale e interconnessa che si interroghi sui territori condivisi, intellettuali e fisici. Nella selezione dei partecipanti la mia Biennale favorirà la collaborazione e il dialogo, che considero il cuore dell’architettura, e il titolo fungerà anche da metafora del terreno di attività dell’architettura.
Mi interessano gli elementi che accomunano gli architetti, dalle condizioni della pratica architettonica alle influenze, collaborazioni, storie e affinità che inquadrano e contestualizzano il nostro lavoro.
Vorrei cogliere l’occasione di questa Biennale per potenziare la comprensione della cultura architettonica e per valorizzare le continuità filosofiche e pratiche che la definiscono. Il titolo ‘Common Ground allude esplicitamente anche al terreno fra edifici, agli spazi della città. Non voglio smarrire il tema dell’architettura in un pantano di speculazioni sociologiche, psicologiche o artistiche, ma piuttosto cercare di ampliare la comprensione del contributo specifico che l’architettura può dare nella definizione del terreno comune della città”.
Maria Giulia Petrai