L’incarico affidato ai due architetti danesi (Jens Arnfred e Dorte Mandrup) era semplice e comune: ristrutturare una vecchia residenza nella località di Plomari. Sulle sponde orientali dell’isola, di fronte alla costa anatolica, dove l’architettura rispecchia lo stile semplice e casuale della vicina Turchia più che quello cordinato e candido della Grecia degli arcipelaghi, i lavori prendono corso: i due architetti facevano la spola tra il cantiere e la città spostandosi a piedi poiché le strade erano troppo strette per usare le automobili , proprio lungo il fiume, che divide l’abitato in due Anfred nota un’officina abbandonata tra gli ulivi. Curiosità e istinto lo spingono a dare un’occhiata.
Il tetto era sfondato in più punti, i muri segnati da crepe. All’interno il nero della fuliggine, mucchi di rottami e ferraglie, il martello ancora sopra l’incudine. Insomma la fotografia fedele di una vecchia rovina.
Impossibile per un architetto resistere al fascino di una bella impresa, così, coinvolto anche un terzo collega, Jens e Dorte decidono l’acquisto e la trasformazione dell’antro del fabbro in una sorta di pied-à-terre strategico, dove lavorare ma anche trascorrere le vacanze.
Una volta consolidata la struttura, però, il vero problema appare in tutta la sua portata: come realizzare in 30mq cucina, bagno e zona notte per quattro persone, lasciando posto anche per lo studio e senza frammentare l’unica stanza in un dedalo di pareti?
L’idea era quella di mantenere l’impronta ruvida e industriale del laboratorio.
Il vantaggio del locale stava nell’altezza di 5 mq, per questo i due architetti danesi decidono di sfruttarla costruendo una “scatola” di legno che ospitasse le funzioni abitative necessarie, il resto dlla metratura libera, aperta, sarebbe rimasta disponibile per le aree di lavoro
Tra le mura si innalza una “torre di pino”, fatta di vani e percorsi segreti: si apre uno sportello e scende un doppio letto o compare un armadio;
sul lato opposto si cela la cucina e proprio dal piano della cucina si sviluppa una scala che conduce ad altri due letti in quota, riparati dalle travi del tetto e concepiti come wagon-lit;
sotto, il volume del bagno dissimulato con discrezione.Rimane invariato il vecchio banco di lavoro.