La domotica rappresenta un valido strumento per migliorare la qualità della vita di anziani e disabili all’interno delle proprie abitazioni, facilitando il lavoro di assistenza dei caregiver e garantendo allo stesso tempo un’adeguata sicurezza alla persona e alle cose.
Progettare “case intelligenti” per le fasce deboli non è semplice, poiché esistono situazioni diverse, più o meno complesse. Le soluzioni progettuali possono essere tante e devono adattarsi di volta in volta a realtà specifiche.
In campo assistenziale, la domotica segna due percorsi ben definiti: l’autonomia e la sicurezza. La prima prevede automazioni di diverso tipo, che permettono a chi ha difficoltà motorie o sensoriali di avere il controllo autonomo della casa; la seconda, pensata soprattutto per la persona anziana con problemi di mobilità, si basa su strumenti che facilitano l’autonomia tra le pareti domestiche, garantendo condizioni di benessere e sicurezza.
Tra questi, i montascale rappresentano un’ottima combinazione tra design, tecnologia e sostegno alla mobilità in casa propria. La scelta di predisporre le scale interne (nel caso in cui l’appartamento o la casa singola si sviluppi su due piani) per l’installazione di un montascale può essere un investimento lungimirante, poiché una condizione di disabilità può intervenire all’improvviso e per vari motivi, non necessariamente legati all’avanzare dell’età.
Esistono diversi tipi di montascale. Tra i prodotti più moderni e tecnologicamente avanzati c’è Vivace di KONE Motus, montascale a poltroncina ideale per chi ha una mobilità limitata o per chi non è in grado di fare le rampe di scale in sicurezza.
Fluido, invece, è il montascale a pedana, necessario per chi si muove su carrozzina a trazione o elettrica.
La domotica, dunque, è un’alleata preziosa e utile per il benessere della persona, ma deve essere studiata e progettata in funzione delle esigenze di chi vive in casa.
Come dire, i “bisogni” determinano la scelta degli strumenti domotici da utilizzare: se una persona non è in grado di salire una rampa di scale, sarà necessario installare una piattaforma elevatrice; per chi non è completamente autosufficiente, si svilupperà un sistema di sensori attraverso i quali sarà possibile accendere le luci o il televisore, chiudere o aprire una finestra, gestire l’impianto di climatizzazione, grazie ad un semplice joystick o allo stesso telefono cellulare.
È importante che gli strumenti domotici non siano invasivi, ma funzionali e “discreti”, allo scopo di “costruire” intorno alla persona disabile un ambiente che non venga percepito più come ostacolo, ma come ausilio prezioso per le attività quotidiane.
Per quanto riguarda le norme e le indicazioni utili a garantire efficienza e sicurezza degli impianti domotici, è intervenuto di recente il CEI, Comitato Elettrotecnico Italiano, pubblicando la Specifica Tecnica CEI 64-21 – “Ambienti residenziali: impianti adeguati all’utilizzo da parte di persone con disabilità o specifica necessità” con lo scopo di fornire prescrizioni da applicare agli impianti elettrici di unità immobiliari ad uso residenziale utilizzati da persone con disabilità o con necessità specifiche”.
La Specifica – che non ha carattere cogente di norma – rappresenta un utile indirizzo per installatori e progettisti incaricati della realizzazione di un impianto elettrico all’interno di abitazioni utilizzate da persone con disabilità o anziani con particolari necessità.
L’installazione di sistemi domotici in genere non comporta una spesa eccessiva; al contrario, sono sistemi abbastanza semplici, che possono funzionare anche con strumenti di base come la videocitofonia, di cui quasi tutte le abitazioni sono oggi dotate.
Basta poco per cambiare la quotidianità di persone in difficoltà: la casa intelligente si apre all’esterno, perché impedisce l’isolamento di disabili e anziani, ma diventa anche un “nido” sicuro e accessibile dentro cui muoversi in assoluta libertà.