Lavorare all’estero: esempi
Oltre alla scelta, come visto nel precedente articolo, di cercare lavoro e situazioni migliori in altri Paesi dell’Unione Europea, molti decidono di spostarsi altrove: oggi e nei prossimi articoli vedremo alcuni esempi: iniziamo dagli Emirati Arabi Uniti.
Dubai e gli Emirati Arabi in generale, hanno avuto un forte boom demografico e di costruzioni (sia nel campo del real estate, che delle infrastrutture).
Se da un lato non è vero che il mercato di ingegneri e architetti sia saturo, dall’altro non bisogna aspettarsi, soprattutto all’inizio, di ottenere dei guadagni considerevoli.
Oltre all’impiego come dipendente presso studi già presenti sul territorio, oggi vogliamo approfondire la materia della libera professione; per avviare un’attività come architetto free-lance negli Emirati Arabi, è necessario trovare uno “sponsor locale“, ovvero un cittadino degli Emirati Arabi Uniti senza del quale non si può aprire una società e una regolare licenza per operare.
Bisogna anche dire che dal momento che i progetti di fascia bassa sono giá appannaggio di operatori asiatici, mentre i grandi progetti sono destinati alle grandi multinazionali; può quindi essere più logico dedicarsi alla nicchia dei progetti di fascia medio alta, come ad esempio le residenze private.
Per lavorare come architetto-free lance é importante fare un “business plan”. L’ideale sarebbe permanere a Dubai per un paio di settimane (opportunity trip), studiare bene il mercato, prendere i primi contatti con i costruttori, magari programmare la trasferta durante una fiera. Una buona strategia può essere quella di stringere delle alleanze, almeno all’inizio, stipulare accordi con altri studi che abbiano interesse a promuovere un’attività esterna, anche in forza del fatto di poter apportare il valore aggiunto del “Made in Italy” molto apprezzato all’estero, sia per la qualità dei materiali utilizzati sia per l’estetica della progettazione stessa.
Arch. Elena Valori