Giorgio Morandi (Bologna 1890- 1964) è stato uno dei più brillanti artisti italiani del Primo Novecento. Oggi è possibile ammirare i suoi paesaggi e le sue nature morte nei più famosi musei italiani nonché in mostre internazionali in Brasile e in Spagna. La sua arte, così calma e immobile, si distinse nettamente dai vari movimenti del panorama artistico a lui contemporaneo. La sua infatti è una pittura contemplativa e ricca di poesia.
Pittore originale, meditativo e isolato, Morandi non va però considerato come un eremita. Intrattenne, infatti, sempre contatti con diversi artisti della sua epoca: in età giovanile con intellettuali come Bacchelli, Raimondi, Carrà e Soffici nonché Longanesi, mentre in età matura con importanti storici quali Longhi, Brandi e Arcangeli.
Fu un artista esponente dell’arte moderna, ben voluto dalla critica e nella sua carriera ebbe diversi premi: nel 1939 vinse il secondo posto alla Quadriennale di pittura di Roma e nel 1949 il primo posto alla Biennale di pittura. Nonostante il successo, Giorgio Morandi rimase una persona schiva e modesta. Anche dopo la sua morte, continuò il successo di critica delle sue opere.
Nel 1993 (a trent’anni di distanza dalla sua morte) a Bologna, la città dove è nato e ha trascorso la sua intera esistenza, è stato inaugurato il Museo Morandi, esempio di architettura moderna minimale, proprio nell’edificio dove si trovava l’atelier del pittore e dove oggi è conservata la più ricca collezione di sue opere.
Per me non vi è nulla di astratto: per altro ritengo che non vi sia nulla di surreale, e di più astratto del reale.
Biografia di Giorgio Morandi
Giorgio Morandi nasce a Bologna il 20 luglio del 1890. Primo di cinque figli, mostra una precoce vocazione pittorica come testimonia una nota opera rappresentante una piccola composizione di Fiori e realizzata a soli 15 anni, ma che già presenta i tratti tipici della sua produzione pittorica futura. Quella di Giorgio Morandi è una vita molto solitaria e senza grandi spostamenti: oltre Bologna, c’è solo la sua residenza estiva di Grizzana.
Negli anni della gioventù e più precisamente dal 1905 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove però la sua pittura se i primi anni viene fortemente apprezzata dai docenti, nella fase finale viene duramente osteggiata perché ritenuta troppo “innovativa”. Negli anni all’Accademia, Giorgio Morandi stringe amicizia con Osvaldo Licini e Severo Pozzati.
Le influenze principali sulla sua pittura derivano dai pittori contemporanei dell’impressionismo come Picasso, Cézanne e Derain, ma anche Giotto, Masaccio e Piero della Francesca. Nel 1915 Morandi, insieme all’ amico Licini, si trasferisce a Parigi dove la sua pittura viene fortemente influenzata dall’arte del tempo. Grazie agli amici Licini, Pozzati e Vespignani, si avvicina alla pittura futurista e partecipa ad alcune serate futuriste tra Modena e Bologna.
I tre tortellini (così furono battezzati Morandi, Licini e Pozzati) espongono per la prima volta le loro opere all’Hotel Baglioni di Bologna, uno spazio non legato all’Accademia e quindi non istituzionale. Morandi in quell’occasione presenta ben 13 opere di cui due Nature Morte, quattro Paesaggi e “Ritratto della sorella”. Negli anni successivi, riceve dal Comune di Bologna la nomina ad insegnante di disegno alle scuole elementari, incarico che conserva fino al 1929.
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Morandi e la Guerra Mondiale
Durante la Prima Guerra Mondiale anche Giorgio Morandi viene chiamato alle armi, ma dopo essersi arruolato nel 1915 si ammala e viene congedato. Gli anni della guerra sono anni di profonda riflessione per l’artista che arriva a distruggere molte delle sue tele finché trova conforto nella pittura metafisica. Nel 1918 le sue opere metafisiche presentano tutti i tratti tipici del movimento: forme geometriche semplici, teste bucate e atmosfera cupa e onirica. Pensiamo ad esempio ad opere come Natura morta con palla e Natura morta metafisica.
Gli anni 1918-1919 sono importanti per Morandi poiché incontra artisti importanti quali De Chirico e Carrà. Nel 1920 Giorgio entra a far parte del movimento “Valori Plastici” di Mario Broglio. Negli anni successivi partecipa a numerose mostre, anche all’estero (Parigi, Basilea, Buenos Aires). Nel 1937 Morandi partecipa persino all’Esposizione Universale di Parigi.
Grazie alla stima ottenuta a livello nazionale e internazionale e al successo di critica, Morandi nel 1930 ottiene la Cattedra di incisione presso l’Accademia delle Belle Arti di Bologna. Ricordiamo che gli viene attribuita senza concorso e solo per la sua fama. Nel 1939 partecipa alla Quadriennale di Rome, ottenendo il secondo posto. In quell’occasione ottiene un’intera sala personale per esporre le sue opere, ben 42 opere pittoriche e 2 disegni.
Durante il secondo conflitto mondiale, Morandi si ritira a Grizzana e lavora a una serie di Paesaggi e nature morte (1942-43). Nel 1948 riceve il Primo Premio alla Biennale di Venezia che lo consacra definitivamente a livello internazionale. Dopo quell’occasione, Morandi conduce vita solitaria sino alla morte, avvenuta l’8 giugno del 1964 a Bologna, a seguito di una malattia.
Opere di Giorgio Morandi
L’opera giovanile Paesaggio (1911, qui sopra) mostra l’influenza di Cézanne sulla pittura di Morandi. Nello specifico, osserviamo nell’opera un linguaggio già abbastanza autonomo, nonostante alcuni elementi richiamino i paesaggi del pittore francese. Ad esempio, la forte geometrizzazione delle architetture e la diagonale vertiginosa che attraversa la tela. Pochi colori, per proiettare l’attenzione sull’analisi dell’essenziale, come accadrà anche nelle sue nature morte.
Nel Ritratto della sorella (1912, qui a lato) i colori sono più scuri, sotto l’influenza di un altro artista francese come André Derain. Le pennellate sono più decise e, a colpire, inoltre, è il volto spigoloso della donna. Morandi ha dipinto tutta la vita quasi esclusivamente gli stessi soggetti, come bottiglie, vasi, caffettiere, fiori e ciotole, nello stesso spazio, cioè la sua casa studio). Chiamato il pittore del silenzio, il suo obiettivo era simboleggiare l’esistenza umana, lo scorrere inarrestabile del tempo e la solitudine.
Ecco alcune delle sue opere più importanti:
- Piante di gerani e rete di filo di ferro (1928)
- Fiori in un vasetto bianco (1928), con una immagine ottenuta attraverso tratteggi regolari e di diverso orientamento
- Zinnie in un vaso (1932), intimo e solitario
- Paesaggio di Roffeno (1934)
- Natura morta con bottiglie (1945), con pennellate morbide che modellano gli oggetti e una minima fuga prospettica
- Natura morta (1950)
- Natura morta con straccio giallo (1952)
- Cortile di via Fondazza (1956)
Still Life di Morandi
La Natura Morta (Still Life) di Morandi è la prova di come l’artista sia riuscita a trasformare una semplice natura morta in un’elegia dell’esistenza. Molto spirituale e introspettiva, l’opera cerca di cogliere l’essenza vera della natura morta, andando oltre le semplici apparenze, alla ricerca di qualcosa di superiore e supremo. Nel suo studio Morandi, conduceva una vera e propria battaglia contro l’effimero e il superfluo, andando alla ricerca di una spiritualità trascendentale, quasi sacra.
Per questo olio su tela, Morandi utilizza una tavolozza di colori tenui che va dal grigio chiaro e medio al bianco crema, beige, giallo pallido e malva. Il contenitore a forma di palla nella prima fila nell’angolo in basso a sinistra del dipinto ha una sezione superiore con scanalature gialle e una sezione inferiore con scanalature bianche.
Secondo alcuni, potrebbe essere uno spremiagrumi. La coppa al centro della composizione ha l’orlo rosso mentre la ciotola sul lato destro ha scanalature viola. Questa natura morta è stata realizzata a Bologna nel 1946. La tela è stata preparata con uno strato di fondo bianco e, intorno al vaso centrale, è visibile un disegno sottostante realizzato con grafite. La pittura ad olio è stata poi stesa in strati sottili, bagnato su bagnato, con vivaci pennellate.
Ogni natura morta dell’artista non è una disposizione casuale di cose, ma una composizione studiata e pensata in cui c’è un dialogo silenzioso tra luci e ombre, vuoti e pieni, tra l’io dell’artista e il mondo esterno. La ritualità della pittura di Morandi non emerge solo dal processo creativo dell’opera, ma anche dai gesti materiali dell’artista: era solito macinare da solo i suoi colori.
L’arte di Morandi: Cosa Rimane?
Morandi è stato definito il pittore del silenzio: solitario e schivo, trascorse tutta la sua vita a Bologna e dipinse solo nella sua casa- studio- atelier. Nonostante ciò non ebbe mai una visione provinciale dell’arte.
Le sue opere hanno un profondo significato e anche se i soggetti e i temi sono sempre gli stessi, in realtà ogni quadro è diverso dall’altro perché l’artista sperimenta volumi e contrasti e nitidezza. Nel corso del tempo le sue opere perdono di definizione, diventando sempre più astratte, cosa che avviene anche grazie all’uso della tecnica dell’acquarello.
Oggi è possibile ammirare le opere di Morandi in giro per l’Italia: alla Pinacoteca di Brera, alla Triennale di Milano, al Museo del Novecento di Milano, alla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza e al Museo Morandi di Bologna. Altre opere sono esposte in Belgio al Centre for Fine Arts di Bruxelles.