Nel novembre 2014 è stato inaugurato il piu’ recente museo firmato dallo studio di
Renzo Piano, l’Harvard Art Museums di Cambridge (Massachusetts).
La nuova struttura combina l’edificio storico restaurato, e l’ampliamento tramite un nuovo corpo di fabbrica realizzato in stile contemporaneo sul lato est lungo Prescott Street.
La ristrutturazione e l’ampliamento sono stati progettati per ridurre al minimo l’impatto sulla struttura storica, per aggiungere una nuova espressione architettonica nettamente distinta dall’esistente e creare un dialogo con il quartiere circostante e l’adiacente Carpenter Center for the Visual Arts (l’unico edificio in Nord America progettato da Le Corbusier)
L’edificio esistente, espressione dell’architettura Georgiana degli anni 20 del Novecento, richiedeva una generale riqualificazione e un ampliamento delle sue gallerie, in modo da poter ospitare nello stesso edificio i tre complessi museali che formalmente costituiscono l’Harvard Art Museums.
L’edificio originale fu il primo della sua categoria a combinare gli spazi museali con quelli dedicati all’insegnamento e al restauro di opere d’arte, in una struttura che promuoveva la cultura; seguendo questa tradizione il nuovo centro è progettato per rendere la collezione di oltre 200 mila pezzi piu’ accessibile per l’insegnamento e l’apprendimento degli studenti.
In questo progetto Renzo Piano ha realizzato una stretta connessione fra spazi espositivi e spazi dedicati alla ricerca e conservazione delle opere. Il punto di partenza di questo progetto è stato la valorizzazione della Calderwood Court, una corte interna che si estende per l’intera altezza dell’edificio situata al piano terra dell’ala storica.
Da questo centro simbolico si diparte la distribuzione interna ai vari livelli in cui salendo ai vari livelli, gli spazi passano dalla funzione pubblica del piano terra, con i suoi negozi e servizi, alla funzione semi-privata del piano primo e secondo dedicati alle gallerie espositive, fino alla funzione privata e riservata ai soli studenti e ricercatori dei piani quarto e quinto, in cui sono situati i laboratori di ricerca e conservazione delle opere d’arte.
La nuova grande copertura della corte interna e le superfici di tamponamento sulla corte degli ultimi due piani, sopra i piani esistenti, sono realizzate in vetro.
La scelta di utilizzare superfici vetrate è dovuta sia alla volontà di ridurre l’impatto visivo della nuova struttura, sia all’utilizzo della luce naturale all’interno dell’edificio.
Con la costruzione del nuovo ampliamento e l’apertura di un ingresso su Prescott Street, l’asse che collegava il cortile interno al preesistente ingresso su Quincy Street viene prolungato da ovest ad est, attraversando la corte interna che diventa una sorta di “piazza italiana” come l’ha definita lo stesso Renzo Piano, fulcro di un tessuto urbano che nasce nel museo e si prolunga nella città.
Per sottolineare questa connessione fra interno ed esterno, la scelta di utilizzare il vetro anche per ampie porzioni della superficie esterna, offre ai passanti degli scorci sulle gallerie espositive.
Arch. Elena Valori