Temple Bar
Il Quartiere prende il nome dal Temple Bar, il pub centrale colorato di rosso dove in passato risiedeva William Temple il rettore del famoso Trinity College. Esso, in origine era il quartiere medievale delle corporazioni e degli artigiani (armaioli, stampatori, fabbricanti di strumenti musicali, tessitori), rinominato anche per la sua pericolosità durante la notte. La sua attività cominciò a declinare seriamente negli anni cinquanta: impoverito ed abbandonato, venne occupato negli anni ‘70 da un gruppo di alternativi “ipercreativi”.
Ma La situazione degradò molto rapidamente al punto che gli esponenti più radicali proposero di radere tutto al suolo per ricostruire ex novo, soluzione che avrebbe privato la città delle sue radici storiche e popolari.
Agli inizi degli anni novanta, per iniziativa del governo, nacque un progetto più conservativo e più coerente: restaurare gli antichi edifici esistenti. Ovviamente i prezzi aumentarono, ma fu l’inizio di un rinnovamento culturale di qualità. Come contrappasso, Temple Bar ha perso la sua aria un po’ bohemien che contribuiva ad aumentare il suo fascino. E dopo qualche anno di metamorfosi, esso ha completato la sua trasformazione, diventando un quartiere di punta, vivace, rispettabile e molto frequentato dai turisti.
Nonostante gli inevitabili cambiamenti dettati dal rinnovamento, Temple Bar rimane un esempio positivo di riqualificazione e valorizzazione urbana: poche città europee, infatti, possono vantare un mutamento così efficace di un quartiere intero, senza l’intrusione di boutique e fast-food. Le scelte fatte sono perfettamente equilibrate e il rinnovamento è dato da una vera e propria riuscita architettonica, sociale e culturale che ha messo la città ed i suoi abitanti al centro dell’azione di valorizzazione: totale precedenza ai pedoni, abbandono dell’asfalto, ristrutturazione degli immobili e dei magazzini abbandonati, protezione del quartiere e proibizione di costruire edifici che sfigurino il paesaggio.
A Dublino si calcola che dal 1991 a oggi si sia registrato un incremento di abitanti del 37 per cento e che, nel 2005, la popolazione abbia raggiunto, nella sola municipalità, i 505.000 abitanti. Questo fenomeno, che ha interessato soprattutto il centro storico (con un incremento di 28.000 abitanti in dieci anni), è tanto più importante quanto più identifica un’inversione di tendenza rispetto al periodo di lungo declino demografico e sociale della città. Inoltre, studi sull’argomento sottolineano come si tratti in larga parte di una popolazione giovane, che la città vuole attrarre e trattenere in misura ancora maggiore.
Ma quali sono le ragioni alla base di questa crescita demografica? Documenti dell’amministrazione locale (Dublin City Council) attribuiscono il fenomeno ad un evidente incremento di attrazione della città, conseguente all’adozione, a partire dagli anni Novanta, dei Piani integrati d’area (IAPs). Questi piani, intervenendo su specifiche porzioni di città, hanno infatti accompagnato la rigenerazione fisica e sociale di Dublino ed hanno contribuito a trasformarne significativamente l’immagine del centro storico, con un’idea che l’architettura urbana sia molto più di una pratica di costruzione di edifici, ma che sia invece legata al modo in cui una città viene percepita e vissuta.
Fra il 1970-1980, Dublino attraversò un periodo di profonda crisi, un periodo segnato dalla mancanza di infrastrutture, di investimenti sbagliati. La popolazione abbandonò il centro storico, preferendo aree periferiche al margine della città, in quanto molte aziende cittadine chiusero per la crisi in economica in corso. La riqualificazione di Temple Bar, e quindi di tutto il centro urbano, venne avviata nel 1991. Esso verteva in condizioni critiche sia dal punto di vista del degrado degli edifici, sia dell’organizzazione funzionale. La CIE, ossia la Società dei Trasporti Irlandese, acquisto tutta la zona di Temple Bar a basso prezzo.
Dagli anni ’80, fino all’inizio dei lavori nel 1991, questa società affittò gli edifici e i fondi ad artisti, giovani creativi, alternativi, insomma a chiunque aveva il desiderio di aprire una propria attività senza spendere molto per l’affitto. Dati i personaggi che lo frequentavano, il quartiere cominciò a mostrare una certa vivacità, c’erano negozi di abbigliamento, tipici irish pub e molti altri locali caratteristici. Nel 1987, il comitato Temple Bar Development Council decise di modificare l’assetto urbanistico dell’area. Nel 1991 appunto, Dublino diviene Città Europea della Cultura e allora si vide necessario tale intervento.
Group 91 Architects
Fu progettato dal Group 91 Architects, composto da otto studi di architettura; erano previsti molti cambiamenti: una zona pedonale principale, nuove piazze, nuove residenze, un ponte sul fiume Liffey. L’idea principale era quella di adottare una struttura urbanistica movimentata e mescolare le destinazioni d’uso, creare cioè edifici che al loro interno contenessero allo stesso tempo negozi e residenze. La particolarità di tutto questo fu che mentre il Group 91 si occupava dell’urbanistica, altri studi di architettura si occupavano della progettazione dei singoli edifici e del loro restauro; tale separazione era tale da non poter apportare modifiche al progetto urbano una volta definito, da parte dei vari progetti architettonici.
Temple Bar è oggi un quartiere che ogni turista non manca di visitare: è ricco di musica, locali, pub, non mancano locali alternativi, caffè letterari e negozi di ogni tipo. Quando fu presentato il progetto per l’area, i residenti si opposero e la National Trust for Ireland si fece loro portavoce, pubblicando una relazione in cui si respingeva il piano della CIE (la società dei trasporti precedentemente citata), in quanto considerato una minaccia per le strade storiche; i residenti fecero anche delle proprie proposte per la riqualificazione dell’area.
Il governo in questo caso non si fece da parte, ma riconobbe il potenziale di Temple Bar e se ne occupò in prima linea, era un’occasione da non perdere per condurre Dublino verso un periodo migliore di quello appena passato. La riqualificazione di Temple Bar ha valorizzato la città nel suo complesso, incoraggiandone la ripresa economica.
Tutto ciò ha favorito anche un miglioramento della qualità della vita degli abitanti, una riduzione della criminalità nelle zone che prima erano degradate, più commerci, più posti di lavoro. L’arte e la cultura hanno avuto un ruolo chiave per la rinascita di questa area. I cittadini hanno avuto un ruolo centrale in questa operazione: senza essi, non sarebbe avvenuto questo cambiamento, hanno dato vita ad attività creative e culturali. Anche il governo ha svolto un buon lavoro: ha fondato associazioni capaci di portare avanti una politica di marketing e di aumentarne quindi la pubblicità.
Maria Giulia Petrai